PhysisArt, Fotografie dalla Dancalia.
Giovedì 8 marzo 2018 alle ore 11:00, presso il nostro Museo, verrà inaugurata la mostra fotografica “PhysisArt, Fotografie dalla Dancalia” con scatti e opere di Samantha Tistoni.
Durante la conferenza dal titolo “Etiopia come su Marte” la Dottoressa Barbara Cavalazzi, ricercatrice presso il Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali dell'Università di Bologna, e l’artista-fotografa Samantha Tistoni racconteranno la storia, i segreti e i colori dell'affascinante territorio della Dancalia, che svelano il fascino unico e magico dell'area al confine tra Etiopia ed Eritrea. Qui, dove è possibile camminare su quello che una volta era il fondo di un mare ed ora è una vasta pianura di sale, si trova il vulcano Dallol dove la terra ribolle, i geyser sono in attività e le formazioni di cristalli hanno geometrie bizzarre. Sorgenti sulfuree e coni di sale creano un paesaggio quanto mai spettacolare con sorprendenti rossi, verdi e gialli. All’estremo nord del triangolo dell’Afar, tra l’Etiopia e l’Eritrea si trova la Depressione della Dancalia che un tempo non molto lontano era, invece, un mare, il mare della Dancalia. La Dancalia è forse il ramo più attivo della Rift Valley africana ed è un luogo in cui tutto è drammaticamente influenzato dalla geologia del processo di oceanizzazione iniziato alcune decine di milioni di anni fa. E sono proprio queste incredibili caratteristiche geologiche a rendere questo luogo, un posto dove è possibile studiare gli estremi della vita, l’adattabilità biologica e comprendere meglio le profonde interazioni geobiologiche. Alla scoperta della Dancalia, per capire la vita aliena.
Il progetto, nato nel 2013, punta a studiare i cosiddetti "estremofili", organismi - per lo più batteri - che vivono in condizioni in cui la vita è impossibile per la maggior parte degli esseri viventi. Il Dallol, infatti, potrebbe ospitare batteri simili a quelli che popolavano la terra primitiva: dei “reduci” in grado di aiutarci a capire come si è evoluta la vita sul nostro pianeta.
Ma non solo. La scoperta diventa ancora più interessante guardando verso lo spazio, precisamente verso Marte. Infatti, le rocce del pianeta rosso lasciano pensare che durante il Noachiano - il periodo di tempo della storia geologica di Marte che va da 3,7 a 4,1 miliardi di anni fa - l’ambiente fosse non troppo diverso da quello che troviamo oggi in questo angolo di Etiopia: acidità, acque saline, abbondanza di zolfo e ossidi di ferro, escursione termica e alto tasso di evaporazione delle acque. Sono proprio queste incredibili caratteristiche geologiche a rendere questo luogo un posto dove è possibile studiare gli estremi della vita e l’adattabilità biologica. Con questi obiettivi, alcuni astrobiologi, coordinati da Barbara Cavalazzi, sono stati in Dallol già varie volte per diverse campagne di campionamento.
La mostra, già esposta a Bologna e a Modena, fa tappa a Chieti dove sarà esposta fino al 21 marzo 2018.
La scelta delle città ripercorre la rete di collaborazione scientifica in corso da anni in ambito geobiologico tra ricercatori dei tre Atenei nello studio degli ambienti estremi.