Segno colore gesto nel museo...in libertà
Il Museo di Storia delle Scienze Biomediche dell'Ateneo "G. d'Annunzio" di Chieti e lo Studio d'Arte M.G.C. con i suoi laboratori. Un incontro, un innamoramento per molti allievi dei vari corsi: da quelli iniziali di composizione a quelli di "officina".
Due giornate e tu per tu con un allosauro di 135 milioni di anni fa, fossili di pesci, conchiglie e palme giganti di 50 milioni d'anni. Due giorni di appunti, schizzi e disegni realizzati in loco, documentazione gentilmente offerta dagli operatori museali, progetti, idee e infine opere.
Lo spazio del Museo è dedicato agli aspetti biologici e medici dell'origine della vita e ha dato occasione agli allievi di calarsi in un "luogo" della memoria dove hanno ripercorso le principali fasi dell'evoluzione degli organismi viventi sulla terra, nonchè le caratteristiche ambientali, faunistiche e zoologiche dei vari periodi geologici.
Questo viaggio è stato fatto con i mezzi propri del linguaggio visivo, non certo per rappresentare l'immagine scientifica dei soggetti, ma prendendo spunto da essi per creare situazioni pittoriche e grafiche che esprimessero le emozioni provate a contatto diretto con i reperti provenienti da un così lontano passato.
Un ieri vissuto in un oggi come realtà tangibile di una continuità tra ciò che siamo e ciò che non eravamo ancora.
Gli allievi senza alcuna conoscenza specifica, tanto da prendere per fiori dei crinoidi, forse primordiali stelle di mare, quindi animali, si sono sentiti liberi di osservare le forme, i colori, le masse, i materiali, la bellezza in senso estetico di quei crinoidi che li hanno così tanto conquistati da spingerli a "inventare" soluzioni compositive svariate sullo stesso soggetto.
I crinoidi hanno esercitato il loro fascino in Belfonte che ne fa quasi un ritratto, ma pieno di vibranti frammenti; in Mauro troviamo dedicate ben due versioni ai loro peduncoli ondeggianti che creano situazioni articolate e dinamiche; in Parlione vengono immaginati attraversati dalla luce che sfonda gli abissi ai quali sono ancorati; in Natale tutta la loro struttura si trasforma in una rete sottilissima di linee governate dalla plasticità del chiarscuro; infine lo splendore cromatico con cui Testa li vive, come galleggianti ventagli nodosi e vitali.
Un notevole interesse è stato generato dalle conchiglie fossili, dai pesci, da una lastra stratigrafica coloratissima, suscitando soluzioni creative di particolare suggestione, come le preziose dorature che hanno ben reso la qualità tattile delle conchiglie della De Berardinis o la rocciosità materica della De Luca che in un altro lavoro si è cimentata con trasparenze seriche e argentee.
E i pesci fossili? Se nelle mani della Belfonte si presentano in lievi e gioiose movenze nella Santilli divengono espressioni di forza e di monumentalità; nella Vingiano creano un dinamico contrappunto direzionale di forme e di colori complementari.
In piena libertà la partecipazione al viaggio degli altri allievi. Hanno portato opere apparentemente in contrasto con l'ambiente museale, ma sostanzialmente non ne sono lontane poichè tutte pongono l'accento sull'urgenza di guardare all'uomo d'oggi, al suo habitat, al suo sentire.
Attraverso le case ed i paesi Alfonzo, Di Battista e Lisanti fissano un luogo della memoria sospeso tra fisico e metafisico.
Mentre le figure di donna della De Lellis e D'Amario e la sequenza di visi di Rucci, al pari delle nature morte della Di Battista, della Monte, della Natale e della Parlione e Vingiano vogliono essere luoghi dello spirito e narrano contemplazione e solitudine, pacatezza e mistero, delicatezza e forza.
La natura è nel riferimento espressivo della Masciarelli, nelle vibrazioni cromo materiche di Camplone, nelle tonalità suggestive ed emozionali della Colangeli.
I momenti di astrazione espressionistica della Altobelli e di sintesi geometrica della Conti si aprono all'indagine dell'interiore e dell'intelletto come si avverte anche nelle opere grafiche della Di Giovannantonio e della Evangelista.
Mentre in Visco lo scorrere del tempo è scritto dai misteriosi segni su tavole sabbiose.
Il trittico della Faieta appare come l'evento formale e conclusivo di questo viaggio; dalla genesi informe fatta di colore, terra, segno e acqua prende forma in modo sempre più definito la vita, rappresentata idealmente dal fiore di propea imperiale.
Genere: Mostra pittorica
Date: dal 04/07/2009 al 14/07/2009
Curatori: Studio d'arte MGC
Alfonzo Gemmina
Altobelli Cristina
Belfonte Lorella
Camplone Alfonso
Colangeli Fernanda
Il rapporto intenso delle componenti costruttive con la colorazione sempre attenta a suggerire luoghi dell'anima costituisce l'acme della sua ricerca stilistica.
Conti Isa
D'Amario Francesco
De Berardinis Claudia
De Lellis Laura
De Luca Rossana
La tensione di questi contrasti viene espressa dall'uso di trasparenze sotto il materiale metallico a rilievo e dall'opposizione di segno e cromia.
Colori e materiali giocano ad esaltare la biodimensionalità compositiva nel rapporto emblematico della figura-sfondo.
più che il materiale con cui realizza le sue opere colpisce la necessità di lasciare segni degli strumenti con cui l'impasta e li stende: strappature, rilievi e grumi. Su tutto il movimento di segni o tratti di linee, mai di profondità ma di direzione e di velocità.